Stilo

La Cattolica - esterno

Oggi alla Cattolica si giunge in automobile per mezzo di una comoda strada asfaltata. Per accedervi bisogna lasciare il mezzo a qualche diecina di metri ed imboccare una pista acciottolata non dissimile da quella originaria. Il piccolo tempio appare in tutta la sua originalità, con la selvetta di cupole e la facciata in mattoni rossastri, screziati di bianco dalla malta che li tiene uniti. Sulla sinistra la parete scoscesa del monte Consolino e sulla destra il magnifico paesaggio che abbraccia parte dell'abitato, la vallata e lo Jonio in fondo all'orizzonte. Le dimensioni raggiungono appena metri 7,40 per 7,50: un minuscolo cubo sormontato da cinque cupolette tronche e tre absidi rivolte ad Oriente, secondo la tradizione greca. Siccome la spianata, su cui doveva sorgeva era angusta, si dovette tagliare la roccia e ciò dimostra che la collocazione in quel sito non fu causale. Data la presenza sul posto di materiale pregiato e resistente, c'è chiedersi perchè sia stata utilizzata l'argilla.
La risposta va cercata nella concezione che i Basiliani avevano dell'architettura.
Dall'argilla potevano trarre effetti e combinazioni suggestivi, come si può vedere, anche, in S. Giovanni Vecchio nel comune di Bivongi, poco lontano da Stilo, ed in S. Maria di Tridetti nel comune di Staiti.
Inoltre, e questa forse è la ragione più attendibile, perseguivano un ideale di povertà, almeno nella prima fase degli insediamenti, non compatibile con un'architettura ricca e vistosa. L'elemento predominante della Cattolica è la cupola. Nonostante la povertà delle decorazioni, emerge la funzione di abbellimento dei tamburi, con chiaro riferimento all'architettura di Costantinopoli, impostata sul colore e la disposizione dei laterizi a quadrelli. Le absidi partono da un muro formato da blocchi di pietra viva e contrafforti e ciò ha obbligato l'ignoto architetto ad aprire la porta d'ingresso sul fianco e non sul fronte opposto alle absidi, come in S. Giovanni Vecchio ed in S. Maria di Tridetti. Evidentemente questa soluzione era imposta dalla mancanza di spazio. Altro motivo ricorrente è la disposizione dei mattoni a dente di sega, riscontrabile anche in altre Chiese calabresi. I cilindri rivestiti da quadrelli in cotto presentano, vicino alle finestre, un cordoncino in mattoni disposti a dente di sega che accompagna la curva delle bifore. Quasi nascosto dalla copertura delle calotte, si scorge identico coronamento che cinge ad anello ciascun tamburo. Tuttavia, analogamente a quanto si verifica all'interno, i capitelli assumono aspetto unitario collegato all'accorgimento di allargare la base d'appoggio degli archetti. Le colonnine hanno forma diversa tra loro: cilindrica, cilindrica con capitello, quadrata con striature e cilindrica attorcigliata. Ciò nonostante l'effetto è misurato e piacevole. La copertura delle cupole e delle volte a botte, un tempo forse rivestite da lastre di piombo, è stata rifatta con tegole disposte radialmente. Anche in questo caso, l'impiego dell'argilla risponde al proposito d'inserire l'edificio nell'ampio panorama locale. Al tempio si accede per una porta sormontata da un archetto a tutto sesto, arricchito da un cordoncino a dente di sega e sorretto da un architrave in legno di quercia. Come s'è detto questa sistemazione ha tenuto conto dei suggerimenti degli studiosi che si sono occupati della Cattolica e si avvicina alla struttura originaria.

Giornata del Pensionato

Mercoledì 21 Settembre 2005

Gita Locri - Gerace

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Locri: Tempio-colonna superstite


Locri: Il Tempio

Gerace

Il Nome:
deriva dal greco jerax, "sparviero", in ricordo del rapace che, secondo la leggenda, avrebbe indicato agli abitanti di Locri il luogo in cui rifondare la città, al riparo dalle incursioni saracene.

Per altri il toponimo trova la sua spiegazione nell'antico nome bizantino Aghia (Santa) Ciriaca, o in jerà akis, "vetta sacra".

La Storia:
VIII-VII sec. a.C., s'ipotizza che i coloni greci provenienti dalla Locride, fondata sulla costa ionica la polis di Locri Epizephiri (che raggiungerà il suo massimo splendore nel V sec. a.C.), abbiano, con un piccolo insediamento, anche la rupe su cui in seguito sorgerà la città di Gerace.

• VII-VIII sec. d.C., l'abbandono di Locri da parte dei suoi abitanti comporta la fondazione, da parte degli stessi, di un insediamento in un luogo più elevato e sicuro, chiamato dai Bizantini Santa Ciriaca. Il nome del kàstron compare per la prima volta nel 787.

• X sec., la fortezza bizantina resiste ai ripetuti assalti degli Arabi, nelle cui mani cade soltanto nel 986.

• 1045, viene consacrata la Cattedrale di rito greco. Nel 1059, con la conquista di Roberto il Guiscardo, Gerace passa ai Normanni, sotto i quali conosce un periodo di grande prosperità. Nonostante la politica filo-latina dei Normanni, il rito greco sarà abolito soltanto nel 1480.

• XII-XVII sec., dai Normanni la città passa agli Angioini e in seguito agli Aragonesi. Sede di una delle più antiche diocesi della Calabria, Gerace è in questo periodo un centro di forte spiritualità e cultura, ma sempre sottoposto a feudatari.
Nel 1348 diventa contea con gli Angioini (suo primo conte è Enrico Caracciolo), poi marchesato con gli Aragonesi (primo marchese è Tommaso Caracciolo; nel 1502 passa a Consalvo de Aragona) e nel 1609 assurge al rango di Principato con Giovan Francesco Grimaldi.

• 1806, con l'abolizione della feudalità da parte dei Francesi, Gerace diventa capoluogo di circondario e tale rimane con i Borboni.

• 1847, sono eseguite le condanne a morte di cinque giovani capi carbonari che avevano cospirato contro il potere borbonico. 

Il prodotto del borgo:
È il celebre vino Greco di Gerace, ottenuto da uve greco, di colore giallo ambrato, liquoroso (17 gradi) e prodotto in limitate quantità nella zona di Bianco, a 20 km da Gerace.
I Greci lo offrivano, come segno di ospitalità, unito al miele.

Il piatto del borgo:
Barocchi anche i dolci, a Gerace: i rafioli sono fatti con pan di Spagna ricoperto di crema, zucchero e chiare d'uovo colate a guisa di ornamento.


 

ore 7,00

Raduno dei partecipanti presso la sede sociale.

ore 7,10

Partenza in autobus per Locri,  visita agli scavi e al Museo. Successivamente partenza per Gerace, visita dello storico Borgo e delle sue Chiese.

ore 13,00

Pranzo presso il Ristorante "Costa Blu" di Locri.

ore 16,00

Partenza per il rientro in sede. Possibilità, durante il viaggio di ritorno di una visita alla "Cattolica di Stilo".

ISCRIZIONE

Iscrizioni fino ad esaurimento posti, presso la sede sociale.
E' necessaria l'esibizione della tessere sociale.

PAGAMENTO

Quota di partecipazione 10  Euro da versare al momento dell'iscrizione.

 

INFORMAZIONI

 

Associazione DLF Catanzaro Lido
Via Crotone 42, 88063 Catanzaro Lido (CZ)
tel. e fax 0961 738203
e-mail: dlfcatanzaro@dlf.it